La fibrillazione atriale: il disturbo del ritmo cardiaco più comune

La fibrillazione atriale (AFib) è l'aritmia cardiaca più diffusa, caratterizzata da un battito cardiaco irregolare e spesso accelerato. Questa condizione aumenta significativamente il rischio di ictus, di insufficienza cardiaca e di altre complicazioni cardiovascolari.

Di cosa si tratta?

La fibrillazione atriale è il disturbo del ritmo cardiaco più comune e rappresenta una tra le sfide più significative per la salute pubblica. Infatti, solo in Europa, il costo sanitario legato all’AFib varia tra lo 0,28% e il 2,6% dell'intera spesa sanitaria.

Caratterizzata da un battito irregolare e spesso accelerato degli atri, questa aritmia si verifica quando l’attività elettrica del cuore diventa caotica, impedendo una contrazione coordinata degli atri e causando un flusso sanguigno inefficace. Di conseguenza, il sangue può ristagnare negli atri, aumentando il rischio di formazione di coaguli, che possono migrare nel cervello e provocare un ictus.

La fibrillazione atriale può essere parossistica (episodi intermittenti), persistente o permanente, e i suoi sintomi variano da palpitazioni e affaticamento a vertigini e difficoltà respiratorie. Una diagnosi tempestiva e un trattamento adeguato sono fondamentali per prevenire complicazioni gravi.

Ictus e fibrillazione atriale: una minaccia silenziosa

I pazienti affetti da AFib presentano un rischio di ictus 5 volte superiore rispetto alla popolazione generale, e la patologia è responsabile del 20-30% di tutti gli ictus.

Inoltre, gli ictus causati dalla fibrillazione atriale tendono ad essere più gravi e invalidanti rispetto a quelli di altra origine. Uno studio del 2016 ha stimato che nell'Unione Europea 7,6 milioni di persone con più di 65 anni soffrivano di fibrillazione atriale, e si prevede che questa cifra crescerà dell'89%, raggiungendo i 14,4 milioni entro il 2060.

Inoltre, è stato dimostrato che gli ictus nei pazienti con fibrillazione atriale presentano:

  • Maggiore mortalità ospedaliera.
  • Degenze più lunghe (50 giorni rispetto ai 40 giorni dei pazienti senza AFib).
  • Minori possibilità di dimissione a domicilio.
  • Maggior rischio di recidiva e sopravvivenza ridotta a un anno dall’evento.

Un trattamento efficace può ridurre il rischio di ictus del 68%, sottolineando l'importanza di una diagnosi tempestiva e di un intervento precoce.

Cause e fattori di rischio

Sono diversi i fattori che possono contribuire allo sviluppo della fibrillazione atriale, tra cui:

  • Ipertensione arteriosa.
  • Malattie cardiache: come valvulopatie, insufficienza cardiaca congestizia o cardiopatie ischemiche.
  • Età avanzata: la prevalenza della fibrillazione atriale aumenta con l'età, passando da meno dell'1% sotto i 50 anni fino al 15% negli over 80.
  • Diabete mellito: il diabete è associato a un aumento del rischio di AFib.
  • Obesità.
  • Consumo eccessivo di alcol.
  • Fumo.
  • Apnea ostruttiva del sonno.

Tra questi, l'ipertensione è uno dei fattori di rischio più rilevanti: i pazienti ipertesi hanno un rischio 1,7 volte maggiore di sviluppare fibrillazione atriale rispetto ai normotesi, e circa il 60-80% delle persone con AFib soffre di ipertensione.

Prevenzione della Fibrillazione Atriale

La prevenzione dell’AFib si basa su interventi mirati ai fattori di rischio modificabili:

  • Gestione dell'ipertensione: mantenere la pressione arteriosa sotto controllo attraverso dieta, esercizio fisico e, se necessario, farmaci.
  • Controllo del diabete: monitorare e gestire i livelli di zucchero nel sangue per prevenire complicanze.
  • Perdita di peso: raggiungere e mantenere un peso corporeo sano.
  • Limitazione del consumo di alcol.
  • Trattamento dell'apnea del sonno: con terapie appropriate.

Rilevazione della Fibrillazione Atriale: tecnologie avanzate

La diagnosi precoce della fibrillazione atriale è cruciale per prevenire complicanze gravi come l'ictus. Oltre all'elettrocardiogramma (ECG) tradizionale, sono disponibili dispositivi avanzati per il monitoraggio domiciliare.

Gli sfigmomanometri dotati di tecnologia AFib rappresentano un'innovazione significativa. Questi dispositivi, oltre a misurare la pressione arteriosa, sono progettati per rilevare la presenza di fibrillazione atriale durante la misurazione.





Se nel passato era necessario l’utilizzo di un ECG a 12 derivazioni per poter rilevare l’AFib, al giorno d’oggi anche gli ECG palmari, ideati per l’uso domiciliare, supportano questa tecnologia sviluppata per garantire precisione ed efficienza.

Infatti, questi piccoli dispositivi, grazie ad un’interfaccia intuitiva e alla capacità di analisi dei dati in tempo reale, facilitano lo screening su larga scala, supportando i medici nella diagnosi precoce della patologia. Inoltre, la loro portabilità e accessibilità li rendono ideali per un utilizzo sia in ambito ospedaliero che domiciliare, migliorando significativamente la gestione dei pazienti a rischio.

È stato evidenziato che l’uso di questi dispositivi può portare a un risparmio sui costi sanitari, rendendoli una soluzione economicamente vantaggiosa per il monitoraggio della pressione arteriosa e del ritmo cardiaco.

È essenziale che i dispositivi utilizzati siano certificati e approvati da enti regolatori, come l'FDA o il marchio CE in Europa, per garantire standard elevati di sicurezza ed efficacia. La scelta di dispositivi validati clinicamente e riconosciuti dalle autorità sanitarie assicura un monitoraggio affidabile, supportando medici e pazienti nella gestione ottimale della fibrillazione atriale.