West Nile Virus: un pericolo sottovalutato?

Il West Nile Virus (WNV) è una malattia infettiva trasmessa principalmente attraverso la puntura di zanzare infette. Sebbene sia meno noto rispetto ad altre infezioni virali, negli ultimi anni ha rappresentato una crescente minaccia per la salute pubblica in Europa e nel resto del mondo.

Origine e diffusione del West Nile Virus

Il West Nile Virus (WNV) venne identificato per la prima volta nel 1937 nel distretto di West Nile, in Uganda, da cui prende il nome.

Inizialmente confinato all’Africa, al Medio Oriente e ad alcune regioni dell’Asia, nel corso del XX secolo ha progressivamente raggiunto anche l’America e l’Europa.
Negli ultimi decenni si è osservata una crescita significativa dei casi in Occidente, con focolai sempre più frequenti nei paesi mediterranei come Italia, Grecia e Spagna, dove le condizioni climatiche favoriscono la proliferazione delle zanzare vettori del virus. Il primo caso nel nostro Paese è stato registrato nel 1998, in Toscana.

La trasmissione del WNV avviene principalmente attraverso la puntura di zanzare del genere Culex, che si infettano nutrendosi del sangue di uccelli e altri piccoli animali portatori del virus. Gli uccelli migratori giocano un ruolo cruciale nella diffusione della malattia, facilitandone la circolazione tra continenti e regioni.

Sebbene il WNV possa infettare anche mammiferi, la maggior parte di questi vengono considerati “ospiti a fondo cieco”, poiché non contribuiscono alla trasmissione del virus, fatta eccezione per l’essere umano e il cavallo.

Sintomi e decorso della malattia

Una volta inoculato il virus nell’uomo, il WNV inizia a moltiplicarsi, diffondendosi nelle cellule di Langerhans nella parte superficiale del derma. Nel giro di poco si diffonde poi attraverso il sistema sanguigno, raggiungendo tutti gli organi del sistema linfatico.
Questa prima fase virale ha una durata di circa 10 giorni, con il picco dopo i 4 giorni dalla puntura del vettore.

Per confermare la diagnosi, si ricorre a test sierologici e virologici specifici:

  • Ricerca di anticorpi IgM e IgG
    Il test più utilizzato va a verificare il dosaggio degli anticorpi IgM nel siero o nel liquido cerebrospinale (CSF) tramite ELISA (Enzyme-Linked Immunosorbent Assay).
    Le IgM compaiono circa 3-8 giorni dopo l’infezione e persistono per settimane o mesi.
    La ricerca delle IgG, invece, aiuta a distinguere un’infezione recente da una pregressa.
  • RT-PCR (Reazione a Catena della Polimerasi inversa-transcrittasi)
    Questo test rileva direttamente il genoma virale (RNA) nel sangue o nel liquido cerebrospinale.
    È utile nelle prime fasi dell'infezione, ma la viremia è spesso transitoria, rendendo la PCR meno sensibile rispetto ai test sierologici.
  • Isolamento virale
    Sebbene possibile, l'isolamento diretto del virus da sangue, CSF o tessuti è raramente utilizzato a causa dei lunghi tempi di attesa per poter ottenere i risultati.
  • Test di neutralizzazione
    Questo test serve a confermare la presenza di anticorpi specifici contro il WNV e distinguere l’infezione da altre flavivirosi (come Dengue o Zika).

L'infezione ha un decorso estremamente variabile e, nella maggior parte dei casi, passa inosservata.
Si stima che circa l'80% delle persone infettate non sviluppi alcun sintomo, mentre il restante 20% può manifestare una sintomatologia lieve e transitoria, simile a quella di una sindrome influenzale. I sintomi più comuni includono febbre, mal di testa, dolori muscolari e articolari, affaticamento, nausea e, in alcuni casi, rash cutaneo. Questi disturbi tendono a risolversi spontaneamente nel giro di pochi giorni o settimane, senza lasciare conseguenze a lungo termine.

Tuttavia, in circa l'1% dei casi, l'infezione può evolvere in forme gravi, con complicanze neurologiche potenzialmente letali. Tra queste, le più pericolose sono l'encefalite, la meningite e la paralisi flaccida acuta, condizioni che possono provocare danni permanenti al sistema nervoso centrale.

I soggetti più a rischio di sviluppare queste complicanze sono gli anziani, le persone con un sistema immunitario compromesso e coloro che soffrono di patologie croniche, come il diabete o le malattie cardiovascolari.

Nei casi più severi, i pazienti possono manifestare sintomi come rigidità del collo, confusione mentale, convulsioni, debolezza muscolare progressiva e difficoltà respiratorie. In alcuni pazienti, la malattia può portare a deficit neurologici permanenti o, nei casi più gravi, al decesso. La mortalità associata alle forme neuro-invasive del WNV varia tra il 4% e il 14%, con tassi più elevati tra le persone anziane.

Misure di contenimento

Attualmente, non esistono terapie specifiche per questo virus: il trattamento è di supporto e mira ad alleviare i sintomi. L’unica strategia efficace per ridurre il rischio di infezione è la prevenzione, che si basa principalmente sul controllo delle popolazioni di zanzare, la rimozione di ristagni d'acqua e sull’adozione di misure protettive individuali, come l’uso di repellenti e zanzariere.

Secondo il bollettino dell'ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), nel 2023 sono stati registrati oltre 1000 casi confermati di infezione da West Nile Virus in Europa, con più di 80 decessi. L'Italia ha riportato il maggior numero di casi, seguita da Grecia e Romania.

​Nel 2024 sempre in Italia, secondo l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), sono stati confermati oltre 430 casi di infezione da WNV nell'uomo. Di questi, 260 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva. I decessi correlati all’infezioni sono stati 17. Le regioni più colpite sono l'Emilia-Romagna, il Veneto e il Piemonte.

Al momento, non esiste alcun vaccino per l'uomo contro il West Nile Virus, quindi la prevenzione si basa principalmente sulla riduzione del rischio di punture di zanzara. In ambito sanitario, è fondamentale il controllo del sangue donato per prevenire eventuali trasmissioni attraverso trasfusioni. Inoltre, campagne di sensibilizzazione possono aiutare a informare la popolazione sui rischi connessi al WNV e sulle misure di prevenzione.

Nonostante la maggior parte delle infezioni da West Nile Virus sia lieve o asintomatica, il rischio di forme gravi e di complicanze neurologiche impone una maggiore attenzione. L'aumento dei casi negli ultimi anni, unito agli effetti del cambiamento climatico, suggerisce che questa malattia non debba essere sottovalutata.