Pap test e screening HPV: cosa c’è da sapere nel 2025
La prevenzione del tumore del collo dell’utero si basa oggi su protocolli sempre più precisi ed efficaci, e che garantiscono accuratezza, sicurezza e comfort per la paziente.
Pap test: un esame che evolve con la tecnologia
Nel 2025, la prevenzione è una delle armi più potenti per tutelare la salute femminile, intercettare precocemente le patologie e ridurre in modo significativo l’incidenza dei tumori prevenibili.
Il Pap test (anche test di Papanicolaou) è uno dei principali esami preventivi. Si tratta di un citologico che permette di individuare alterazioni cellulari del collo dell’utero prima che quest’ultime evolvano in lesioni tumorali.
In Italia, ogni anno si registrano oltre 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina e circa 1.100 decessi. Lo screening citologico come il Pap test ha però dimostrato di aver aiutato a ridurre la mortalità e l’incidenza della malattia.
Dal punto di vista professionale, è fondamentale che si utilizzino dispositivi di qualità, in modo da aumentare l’accuratezza diagnostica e ridurre i falsi negativi. Gli strumenti principali per la corretta esecuzione del test sono:
- Speculum ginecologico (monouso o riutilizzabile e sterilizzabile): consente la visualizzazione del collo dell’utero. Oggi si prediligono materiali trasparenti, ergonomici e privi di lattice.
- Spatola di Ayre: utilizzata per il prelievo delle cellule dell’esocervice.
- Cytobrush o endobrush: permette di raccogliere cellule dal canale endocervicale, migliorando la qualità del campione.
- Vetrini portaoggetti o flaconcini per citologia in fase liquida: sempre più diffusa, la citologia liquida riduce i campioni inadeguati e consente test aggiuntivi sullo stesso prelievo.
Screening HPV: precisione e prevenzione precoce
Il test HPV (Papilloma Virus Umano) è uno degli screening più importanti per le donne sopra i 30 anni. Questo test ha una sensibilità superiore al Pap test nell’individuare le donne a rischio, permettendo di intercettare il problema prima che compaiano alterazioni cellulari.
Circa 8 donne su 10 entrano in contatto con l’HPV almeno una volta nella vita, ma nella maggior parte dei casi l’infezione regredisce spontaneamente.
Il prelievo viene effettuato in modo simile al Pap test, con l’ausilio di strumenti come:
- Dispositivi di prelievo cervicale combinati (spatola + brush): consentono un campionamento completo in un’unica manovra.
- Provette con terreno di conservazione: mantengono stabile il DNA virale fino all’analisi in laboratorio.
- Sistemi di analisi molecolare: piattaforme automatizzate ad alta sensibilità, in grado di identificare e genotipizzare i principali ceppi HPV oncogeni.
Nel 2025, molti laboratori utilizzano sistemi integrati che permettono, in caso di positività HPV, di eseguire direttamente il Pap test di triage sullo stesso campione.
L’auto-prelievo HPV: una novità sempre più diffusa
Una delle innovazioni più rilevanti degli ultimi anni è l’introduzione dell’auto-prelievo per il test HPV, pensato per aumentare l’adesione allo screening, soprattutto tra le donne che partecipano meno ai controlli ginecologici.
Strumenti per auto-prelievo:
- Tamponi vaginali o dispositivi dedicati certificati come dispositivi medici;
- Kit monouso con istruzioni chiare per l’utilizzo domiciliare;
- Contenitori di trasporto compatibili con i sistemi di analisi molecolare.
Numerosi studi confermano che, se correttamente utilizzato, l’auto-prelievo offre risultati comparabili al prelievo clinico per la rilevazione dell’HPV.
Colposcopia e follow-up: strumenti di approfondimento
In caso di risultati anomali, il percorso di screening prevede esami di secondo livello, fondamentali per confermare o escludere la presenza di lesioni precancerose. Circa il 5-10% delle donne sottoposte a screening viene indirizzata ad un approfondimento tramite ulteriori controlli.
Strumenti utilizzati nel follow-up:
- Colposcopio: strumento ottico ad alta risoluzione che consente l’osservazione ingrandita del collo dell’utero, con ingrandimenti variabili fino a 10–20 volte, permettendo di individuare anche alterazioni minime dell’epitelio.
- Soluzioni reagenti (acido acetico e soluzione di Lugol) per evidenziare le aree sospette.
- Pinze bioptiche: consentono un prelievo mirato di tessuto nelle aree alterate, indispensabile per la conferma istologica. Solo una quota limitata di biopsie risulta poi associata a lesioni di alto grado, evitando trattamenti non necessari.
- Dispositivi per elettrochirurgia o laser, utilizzati nei trattamenti delle lesioni precancerose.
Per strutture sanitarie, ambulatori e studi ginecologici, investire in dispositivi affidabili, certificati e tecnologicamente avanzati significa migliorare la qualità diagnostica, ridurre gli interventi inutili e contribuire in modo concreto ed efficace alla prevenzione oncologica.
